Bacche di Goji, i segreti della medicina orientale 

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05.08.201605.08.2016

Crescono nelle valli himalayane, nella Mongolia, nel Tibet, nelle province della Cina dello Xinjiang, dello Ningxia. Uno studio cinese ne ha certificato l’attività antiossidante, comparabile a quella della vitamina C. Ed è sempre in Cina che alla pianta si riconoscono numerose proprietà curative e preventive


Più comunemente dette bacche di goji, ve ne sono di due specie: il Lycium barbarum e il Lycium chinense, entrambe della famiglia delle Solanaceae (che include tra le altre la patata, il pomodoro, la melanzana, il tabacco, il peperoncino e la Belladonna). Il nome deriva dalla Licia (Λυκία), una regione dell'Anatolia meridionale. Il frutto è conosciuto nella medicina tradizionale cinese come Frutto di Licia ovvero in latino: Fructus Lycii
Il nome goji è stato creato nel 1973 dall'etnobotanico nord-americano Bradley Dobos. Queste bacche rosse crescono spontaneamente nelle valli himalayane, nella Mongolia, nel Tibet, nelle province della Cina dello Xinjiang, dello Ningxia, e nella regione autonoma della Mongolia Interna. Vengono coltivate da migliaia di anni e sono considerate un elemento essenziale nella medicina tradizionale cinese. Comunque la più alta densità produttiva si riversa nelle terre attraversate dal fiume Huang He. Con il passare del tempo le sedimentazioni dei suoi bacini alluvionali hanno dato origine a un terreno straordinariamente fertile. Le piante di Goji possono facilmente utilizzare i minerali grazie alla struttura a grana fine dei sedimenti mentre altri componenti del “silt” mantengono il terreno soffice e ben aerato. Il frutto è una bacca rossa leggermente allungata e contenente diversi semini appiattiti.
La medicina tradizionale cinese attribuisce alle bacche di goji, nonché alla corteccia, alle radici e alle foglie della stessa pianta, numerose proprietà curative e preventive. Già nell'antico manuale di erboristeria Shennong Ben Cao Jing la pianta viene citata come curativa per una serie di mali e anche efficace per fortificare muscoli e ossa e rallentare l'invecchiamento. La letteratura scientifica in merito è, tuttavia, carente. Per questo motivo, si ritiene che gli effetti benefici non siano sufficientemente provati, anche se è riconosciuta la presenza di sostanze potenzialmente utili. Uno studio cinese condotto sui topi, ad esempio, ha riscontrato che le bacche di goji potenziano la capacità antiossidante dell'organismo come dimostrato dall'innalzamento degli enzimi superossido dismutasi (Sod), catalasi (Cat) e glutatione perossidasi (Gsh-Px). L'attività antiossidante è risultata essere comparabile a quella della vitamina C.
Un ulteriore studio condotto ad Hong Kong nei primi anni duemila ha evidenziato come la zeaxantina contenuta nelle bacche di Goji sia ben assorbibile dall'organismo umano; gli autori suggerivano, nel 2004, la necessità di ulteriori studi su strategie dietetiche per contrastare la degenerazione maculare senile. I possibili effetti avversi sono considerati improbabili, eccetto per specifiche casistiche. In particolare, l'atropina, una sostanza velenosa presente nei frutti di varie specie della stessa famiglia, è presente in quantità minime. 

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