Il 16 ottobre 2015 si è celebrata la Giornata mondiale dell’Alimentazione, istituita dalla Fao nel 1981 per celebrare la sua prima riunione a Quebec City, Canada, il 16 ottobre 1945. Il ministero dell’Università ha proposto di dedicare la ricorrenza nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, l’attività didattica di questa particolare giornata alle tematiche relative all’agricoltura familiare.
In coincidenza di questa data, personalità eminenti nella lotta contro la fame nel mondo si sono riunite all’Expo di Milano per celebrare la Giornata Mondiale dell’Alimentazione - che quest’anno segna il 70° anniversario della fondazione della Fao - con appelli per accelerare l’impegno per sradicare la fame e migliorare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato. La giornata – terzo appuntamento dei tre targati Onu – sì è confermata come uno degli eventi più importanti di Expo Milano 2015. Un’occasione che ha visto la partecipazione anche del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, al quale, nel corso della cerimonia ufficiale, sono stati consegnati la Carta di Milano e il Milan Urban Policy Pact, i due documenti che costituiscono l’eredità politico-culturale di Expo 2015. Nel suo intervento, il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, ha ringraziato gli agricoltori, i pescatori, i lavoratori forestali e tutti coloro che lavorano nel settore agroalimentare per il loro contributo al “risultato straordinario” di aumentare il sostentamento anche se la popolazione mondiale dal 1945 ad oggi è triplicata. Con circa 800 milioni di persone che ancora soffrono di malnutrizione, due sono le grandi sfide del futuro. “Innanzitutto, dobbiamo tradurre la maggiore disponibilità di cibo in una migliore nutrizione per tutti – ha affermato da Silva –. Poi, dobbiamo far sì che la produzione e il consumo di cibo diventino sistemi realmente sostenibili: una buona alimentazione è una delle migliori fonti di crescita economica e contribuisce alla pace e alla stabilità”.
Riferendosi al tema della Giornata mondiale dell’alimentazione di quest’anno: Protezione sociale e agricoltura - rompere il ciclo della povertà rurale, ha osservato che “la crescita produttiva ed economica da sole non risolvono il problema, se coloro che soffrono la fame ne restano esclusi”. L’India, il Brasile, l’Etiopia e altri paesi “ci mostrano che aumentando il potere d’acquisto di cibo dei più poveri si offre un modo accessibile di eliminare la fame”. I paesi industrializzati “hanno fatto lo stesso per porre fine, dopo la seconda guerra mondiale, alla fame allora assai diffusa”. E il “programma di buoni alimentari negli Stati Uniti ne è uno degli esempi migliori”. Anche perché “la protezione sociale permette a coloro che soffrono la fame di "acquisire strumenti per sfuggire alla fame con i propri sforzi, e in tal modo condurre una vita dignitosa e produttiva”, ha concluso da Silva.
“La fame è più che una semplice mancanza di cibo, si tratta di una terribile ingiustizia”, ha aggiunto a sua volta Ban Ki-moon. “Siamo qui per costruire un movimento globale per porre fine alla fame. Dobbiamo stringere nuove partnership e creare un modo migliore di lavorare”. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha poi sottolineato l’entità delle perdite e degli scarti alimentari, stimata in circa un terzo di tutto il cibo prodotto a livello mondiale: “La gente in tutto il mondo sa che lo spreco di cibo è una vergogna”. Neppure il Papa ha fatto mancare il suo messaggio. Nel quale ha definito la fame “un’iniqua distribuzione dei frutti della terra”. Francesco ha avvertito come nobili ideali da soli non sono sufficienti poiché una distribuzione iniqua genera violenza in una forma o nell’altra. “Forse la vera domanda – ha proseguito il Pontefice – è se sia ancora possibile concepire una società in cui le risorse sono detenute da pochi, mentre i meno fortunati sono obbligati a raccogliere solo le briciole”. Sostegni al reddito possono incrementare la capacità di risposta delle persone più vulnerabili, e permettere loro di fare un uso migliore delle loro scarse risorse, che a loro volta possono consentire di capire il “giusto significato di un utilizzo sostenibile delle risorse naturali”.